| ¸Momoko¸ |
| | . Becky Bryant Distretto 6 Becky si svegliò e si mise in posizione seduta sul suo piccolo lettino, sì, era fondamentalmente piccolo, nonostante lei lo è ancora di più. Poggiò prima il piede destro, che toccò il pavimento freddo, facendola sussultare, ma poi si rilassò, quel freddo smorzava il caldo dell'ambiente. Poggiò l'altro piede e, ancora assonnata, tastò il pavimento con le piante dei piedi per trovare le pantofole maltrattate, dato che teneva ancora gli occhi chiusi. Ci mise un po' prima di alzarsi del tutto e aprire definitivamente gli occhi, perchè ebbero la precedenza i pensieri sulla scuola, i malati, la zia e Panem, Panem, Panem. Argomento fondamentale in ogni edificio, cosa, persona, animale. Raggiunta la posizione eretta, si avviò verso l'unica finestra della stanza, a forma di quadrato, alta e larga cinquanta centimetri, la aprì e apprezzò i profumi delle erbe che teneva sul davanzale. Usava cambiarle ogni sera, per avere sempre un risveglio diverso dal precedente. Ogni tanto gli uccelli, o qualche bambino ladruncolo, però, non si preoccupano a prenderle. Fortunatamente la zia, per quanto precisa nei suoi affari, non ha mai scoperto questa perdita in casa e Becky comprende che non tutte le famiglie possono o riescono a fare quello che fanno loro. Portò ancor più avanti il capo fuori dalla finestra e si voltò a destra, vide il filo, che reggeva, solo per fortuna, i suoi vestiti per la scuola e li prese. Restò per un po' di tempo con i gomiti poggiati al davanzale e la testa tra le mani, osservando la casa di fronte, di un colore rosato e il tetto bordeaux. Poche case in quel distretto erano così carine, cancellò il medesimo pensiero di ogni giorno e rientrò, con tutto il corpo, nella camera. Uscì fuori dalla stanza e proseguì nel corridoio. Di fronte alla camera di Becky c'è quella di sua zia, continuando a camminare, nello stesso lato della camera della zia, c'è la saletta per i malati, con quattro lettini, piccoli come quello di Becky, ma, stranamente, ridotti meglio. Fu lì che Becky si fermò, notò la porta aperta e il vecchio Bob, completamente sveglio, sul letto, che girava l'indice destro, lasciando intendere che stesse dicendo: - A dopo. - Si diresse, confusa, ancora avanti nel corridoio e raggiunse la cucina. Iniziò a preparare il tè verde, quando sentì i soliti tacchi della zia, anche se piccoli, fare un gran rumore. - Come tutte le mattine... - Borbottò il vecchio Bob. - E' una donna, lasciala essere sensuale con i suoi tacchi preferiti. - Lo rimproverò Jake, il ragazzo che sbattette la testa solo pochi giorni prima di quella mattina. - Che ognuno si faccia i propri affari. Siete malati? Dormite! - Rispose nervosa la zia di Becky. La ragazza sentì tutta la piccola conversazione. Nervosa di prima mattina... Il rumore di tacchi si avvicinò sino alla cucina. - Oggi non vai a scuola. Sono messi peggio del solito! Mi criticano! Occupati di loro come si deve! Non imparerai mai... - Ovviamente la zia non potè non prendersela anche con sua nipote. La ragazza sbuffò e immediatamente la zia aggiunse: - NON SBUFFARE! - Chiuse la porta più forte che potè e il rumore svegliò anche un piccolo bambino venuto nella notte, con la madre, per la febbre. Il bambino iniziò a piangere e Becky si diresse di corsa dal piccolo, sistemato nel letto di fronte a Jake. - Adesso ti porto del tè e ci divertiamo un po'. - Lo tranquillizzò. - Anch'io... - Disse, piano, il vecchio Bob. Becky si girò di scatto verso il letto del malato e guardò stranita, mentre lui le sorrideva. Corse di nuovo nella cucina e prese due tazze di tè, per poi riportarle ai due malati. Arrivò alla porta quando Jake disse: - E io? - Mentre la ragazza sistemò la tazza nel comodino del bambino, disse: - Sono giorni che tu stai bene. E' passato un secolo da quando hai battuto la testa. - sarcastica. Posò, momentaneamente, anche l'altra tazza sul comodino e si diresse verso Jake. Gli mise le mani nella fronte e iniziò a srotolare la benda. - Questa possiamo anche toglierla. - Nonostante il ragazzo non patisse dolore, la tolse delicatamente, incappando con le dita nei capelli scompigliati di lui. Riavvolse il tessuto e si diresse verso l'armadietto con tutto l'occorrente per le urgenze, posò la benda e ritornò al comodino, prese la tazza e la portò al vecchio Bob. - Perchè non ti vesti come tua zia? Sensuale infermiera... - Continuò Jake. - Non mi convincerai mai a dire che hai battuto la testa e dici stupidaggini perchè non ti sei ancora ripreso. - Rispose lei e lui, semplicemente, ridacchiò. Aspettò che i due malati finissero di bere il tè. Quando il vecchio Bob finì per primo, lei gli tolse la tazza dalle mani e lui le prese il polso della mano libera. - Io so che tu vai sempre al confine, ma è pericoloso, non farlo più. - Disse il vecchio con la voce tremolante. E' questo che mi doveva dire? Che senso ha? Il vecchio lasciò la presa e lei si diresse in bagno, confusa e un po' spaventata, lasciando le tazze nei rispettivi comodini. - Ei! Dove stai andando? Non vorrai... - Urlò Jake. - Sì che voglio! Tu stai abbastanza bene da occuparti di loro! - Urlò di rimando. - Ma tua zia... - Urlò, per poi abbassare il tono sull'ultima parola. Al diavolo mia zia. Si lavò e si mise i vestiti di fretta, ma ordinatamente. Uscì di casa e si diresse nel luogo 'sbagliato'. Il confine. Durante il tragitto la gente la guardava e notava la sua espressione di paura, ma nessuno si preoccupava tanto degli altri, più dei propri problemi economici. L'unico pensiero del distretto è la povertà e la malattia, se qualcuno sta male il distretto guadagna, se Capitol City sta male il distretto guadagna. Non tutti, come Becky e sua zia, preferiscono guarire i concittadini, anche se con poco guadagno. Infatti, preferiscono guarire persone che le malattie, quasi, se le cercano, solo perchè sono pieni di soldi. Questi sono i capitolesi. Questi sono i cittadini del distretto 6. Questi sono i cittadini di Panem. Arrivata al confine iniziò a perlustrare il terreno, in caso crescessero erbe selvatiche, diverse dal solito. Notò una ragazza, bionda e carina, che fissava con ammirazione un'altra ragazza, altrettanto carina quanto la prima, ma con i capelli molto più scuri. Si abbassò il più possibile al terreno, vicino alla recinzione, quanto basta per non farsi fulminare. Quello doveva essere il confine tra distretto 6 e 3, e se si fanno quattro conti. Distretto 3. Tecnologia. Elettricità. Di certo non si poteva scherzare. Si nascose soprattutto per non farsi vedere dalle due, si vergognava di far notare che stesse fissando la bionda, ma non solo. Non volle fare una reazione a catena, ovvero, che dopo che la bionda si accorgesse di lei, la mora si accorgesse della bionda. Arrossì solo al pensiero della situazione contorta e restò a guardare, in silenzio.
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